lunedì 6 maggio 2019

Via Moneta, il costo di un business sulle spalle dei besanesi

Qualche settimana fa avevamo condotto un sondaggio per "tastare il polso" della situazione nel Comune di Besana. Tra i diversi temi affrontati ce n'è uno in particolare che merita maggiore approfondimento: la sicurezza. Alla domanda "quali sono le zone meno sicure secondo te?" il 90% di risposte, tra le centinaia ricevute, indica Via Moneta.

Per cercare di analizzare le ragioni di un simile dato, occorre riproporre ancora una volta le vicende che hanno coinvolto la suddetta via, nel corso degli ultimi anni.

Via Moneta si trova nel cuore di Besana e costeggia la ferrovia. Lungo questa strada fino a una quindicina di anni fa sorgeva il complesso industriale "Salmilano". All'inizio degli anni duemila, lo stabilimento viene abbattuto per realizzare un imponente complesso residenziale ed è a partire dalla sua costruzione che iniziano i problemi. Siamo al primo mandato (2004-2009) dell'attuale, auspichiamo ancora per poco, sindaco Cazzaniga, il quale - nonostante il cantiere si trovasse a meno di 300 metri dal suo ufficio - non si accorgeva che veniva realizzato un piano "extra" abusivo, con tutti i problemi di agibilità che ne sono conseguiti. Passano gli anni e nel 2014 Cazzaniga viene riconfermato sindaco.

Nel frattempo in Italia gli sbarchi d'immigrati iniziano ad aumentare vertiginosamente in poco tempo, assumendo il carattere di fenomeno emergenziale: più di 500mila in 5 anni.

Il paese deve quindi affrontare una reale invasione.

Si cerca di distribuire i migranti in diverse regioni, attuando piani d'accoglienza (ma forse è più corretto chiamarli "piani di distribuzione") che si sono rivelati nel complesso fallimentari, non solo per gli onerosi costi a carico del paese, ma soprattutto per la mancata attuazione di un efficace piano d'accoglienza in grado di rendere queste persone consapevoli delle regole di civile comportamento, degli usi adottati dal paese ospitante, rendendoli quindi perfettamente integrati con la comunità in cui sono inseriti.

La gestione dell'integrazione dei migranti viene spesso delegata alle Cooperative che negli anni si sono dimostrate inadeguate (nella migliore delle ipotesi) ad assolvere una funzione importante come quella dell'integrazione, con le conseguenze di cui tutti siamo a conoscenza.

Anche i besanesi vengono a contatto con questa drammatica realtà e nel 2015, senza sondare la volontà popolare e senza nemmeno porsi il problema di avvisare gli abitanti, una quota di migranti viene ospitata a Besana. Da allora 50 "richiedenti asilo" vivono stipati negli appartamenti del complesso residenziale ex-Salmilano di Via Moneta.

La convivenza con i residenti (ricordiamolo: non concordata ma subita) si è fin da subito rivelata difficilissima. Gli "ospiti" si sono dimostrati incapaci di adattarsi alle regole di elementare civile convivenza, in quanto sono stati letteralmente abbandonati a loro stessi da chi ha pensato di lavarsi la coscienza offrendo loro un tetto, mentre avrebbe dovuto occuparsi soprattutto della loro integrazione sociale (che rappresenta il presupposto per la realizzazione di una futura indipendenza economica).

Ecco perché' nella maggior parte dei casi le politiche di ricollocazione hanno riscosso esiti deludenti. Chi pensava di distribuire i migranti, considerava solo il dato numerico (come se fossero dei pacchi postali) e non quello umano, ovvero non venivano prese in considerazione né le esigenze degli immigrati (se non quelle di primaria necessità) ne' del territorio.

Nello specifico, la situazione dei migranti di Via Moneta presenta un aspetto ancor più grave: gli stessi infatti vi risiedono solo per un breve periodo e poi vengono rimpiazzati da altri migranti.

Gli abitanti devono quindi periodicamente attivarsi per impartire le solite lezioni di civiltà ed educazione, quali ad esempio:

  • è necessario effettuare la raccolta differenziata (raramente eseguita, poiché' è costante la presenza di vermi, scarafaggi e ratti);
  • se la porta è chiusa non la si deve prendere a spallate ma si usano le chiavi;
  • l'acqua (che nel contesto residenziale veniva contabilizzata al condominio e non al singolo proprietario) non dev'essere sprecata (dopo il loro arrivo le bollette sono aumentate esponenzialmente);
  • vanno rispettati gli orari di silenzio e quiete (quindi niente festini con estranei nel cuore della notte);
  • non si possono ospitare sconosciuti all'interno del complesso.

 

I Besanesi residenti negli stabili di Via Moneta non sono stati indifferenti al degrado imperante ed in decine hanno sottoscritto una mozione presentata in consiglio comunale dagli esponenti della Lega Corbetta e Pozzoli. Purtroppo in questi 4 anni di convivenza forzata l'unica costante è stata l'assordante silenzio da parte delle coop che gestiscono i richiedenti asilo e dell'amministrazione comunale.

E' altresì interessante analizzare il dato economico relativo ai costi di questa "pseudo-accoglienza" besanese.

Un calcolo approssimativo ci fornisce una stima abbastanza attendibile: 50 (persone) x 35 (€ al giorno) x 365 (giorni in un anno) x 4 (anni 2015-2019) = 2,55 milioni di euro.  Le cifre parlano da sole e l'avvilimento che ne deriva rendono preferibile l'astensione a qualsiasi giudizio, anche se il dubbio che la gestione di questo business abbia favorito lauti guadagli a chi lo ha mal gestito…sorge spontanea.

Si ribadisce ancora una volta (e non ci stancheremo mai di proporlo alla pubblica attenzione) che i sentimenti di disagio avvertiti dai risiedenti di Via Moneta sono sempre rimasti inascoltati ed ignorati dall'attuale amministrazione comunale.

Il Sindaco Cazzaniga non ha mai attivato nessuna iniziativa d'incontro con gli stessi, arroccandosi in un deludente ed imbarazzante atteggiamento di sprezzante indifferenza che per un tale ruolo istituzionale, non rappresenta un elemento di pregio.

Al contrario i consiglieri Corbetta e Pozzoli sono stati gli unici ad ascoltare e prendere a cuore le necessità dei besanesi di via Moneta.

Marco Sala